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Tra il cruento G8 2001 e “Canine” corto di Mandelli

Avvenire

3 Dicembre 2022

Per me è stato drammatico scoprire che non ti ho saputo difendere, che non è possibile difendere i propri figli e risparmiarli dal dolore e dalla violenza, se non agendo per difendere i figli di tutti. Scoprire che il paese dove siamo nate e dove viviamo non è stato capace di garantire il diritto a manifestare pacificamente le proprie idee, il diritto alla speranza in un mondo piú giusto». Si comincia con le parole di Genova: il posto sbagliato, La Diaz, Bolzaneto il carcere. Diario di una madre scritto da Enrica Bartesaghi durante e dopo i processi ai responsabili degli abusi alla scuola Diaz nei giorni del G8 di Genova 2001, per raccontare il viaggio verso uno “spettacolo recintato” che un gruppo di artisti insieme ad alcuni ventenni di oggi fanno dall’Istituto tecnico G. Plana di Torino fino alla scuola Diaz di Genova, a vent’anni da fatti famosi che hanno lasciato segni profondi non solo in coloro che furono vittime dell’assurda violenza della polizia. Il testo del libro è scritto dalla madre di Sara, che passata a riprendere lo zaino dove aveva dormito nelle ore precedenti, scomparve per 48 ore: arrestata, torturata fu poi ricoverata per trauma cranico. Tra noi e la rabbia, docufiction diretta da Gianni Ubaldo Canale sull’esperimento teatrale dell’attore e drammaturgo Gianluca Bottoni con gli studenti e presentata ieri al Torino Film Festival, invita a riflettere su due forme di rabbia testimoniate dal diario: quella di una madre che si vede sottratta la figlia dalla polizia senza motivazioni né notizie e quella dei ragazzi che subiscono una violenza brutale senza alcuna giustificazione. Ma ci sono anche la rabbia, lo sgomento, il senso di impotenza di chi quella tragedia non l’ha vissuta sulla propria pelle e l’indecifrabile sentimento che oggi anima i ragazzi che 20 anni fa non erano ancora nati e che restituiscono riflessioni, gesti, risposte assai diverse da quelle che ci si aspetterebbe. E domande molto distanti da quelle che i più giovani si fecero allora, facendo emergere in una “terra di mezzo”, tra il dentro e il fuori spaziale ma anche metaforico la difficoltà a distinguere Stato, potere, istituzioni e diritti del cittadino, a provare sulla propria pelle quella stessa rabbia, a calarsi nell’esperienza delle vittime. Senza ideologia, ma anche senza coscienza civile, sociale e politica, in un vuoto difficile da colmare. Le musiche originali per chitarra sono eseguite dal vivo da Piero Corso. Presentata a Torino anche l’opera prima di Lorenzo Mandelli, il cortometraggio Canine su una coppia formata da Alan ed Ella, che vivono con il proprio cane Steve in un appartamento di Londra. Un giorno Ella parte per un viaggio di lavoro e Alan resta in città, ma al suo ritorno a casa scopre che Steve è scomparso nel nulla e comincia a cercarlo disperatamente. Il tutto è raccontato però attraverso delle telecamere di sorveglianza ed è proprio sul ruolo che questa tecnologia, a volte salvifica, a volte minacciosa, sta assumendo nella nostra vita che si concentra la riflessione del regista che costruisce suspence e tensione attraverso il montaggio e gli effetti sonori.

Credits articolo: Avvenire – Alessandra De Luca

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